sabato 18 luglio 2009

La censura della musica in Italia. Il sesso.


Come ha funzionato e funziona tutt’ora la censura musicale in Italia? Chi censurava e censura? Quali canzoni famose sono state oggetto di tagli più o meno importanti? Cosa si censurava e perché? Negli anni Cinquanta e Sessanta l’Italia era (lo è ancora?) un paese estremamente bigotto e per rendersene conto basta dare un’occhiata al bellissimo documentario di Pasolini, Comizi d’amore, del 1963. Quando le canzoni si spingevano troppo nell’ambito del sesso, della religione e della politica le forbici intervenivano per la salvaguardia delle orecchie degli italiani. Famoso il caso di Questo piccolo grande amore di Baglioni che nel 1972 fu costretto a cambiare i versi “la paura e la voglia di essere nudi” in “la paura e la voglia di essere soli”.

In Taboo Italia, postfazione di Marco Masoni a Taboo Tunes di Blecha Peter, (Arcana, 2005) si legge di come negli anni Cinquanta, presso la RAI, una speciale Commissione d’Ascolto era molto laboriosa nell’indicare quali canzoni potevano passare e quali no, oppure che modifiche bisogna apportare per rendere le canzoni inoffensive per le delicate orecchie degli italiani. L’atteggiamento di questa forma di potere era di tipo paternalistico: decideva cosa era migliore per l’educazione dei propri bambini. Tutto ciò che poteva essere sconveniente per i sani principi cattolici degli italiani zac!
Non era chiari quali fossero i criteri di giudizio e le censure raggiunsero spesso forme deliranti e ridicole. Come spiegare la censura di Alice di De Gregori, nel 1973, nel verso “il mendicante arabo ha un cancro nel cappello”? Non si poteva parlare di tumori? Perché fu censurata Canzone per un’amica di Guccini? Parlare del fatto che si muore sulla strada poteva disincentivare l’acquisto di automobili? Poteva frenare gli esodi per le vacanze?
I censori si preoccupavano in particolare per i costumi sessuali degli italiani. Le frasi che potevano eccitare quella corda sensibilissima erano oggetto di una censura feroce. Il primo esempio riguarda Renato Carosone che nel 1955 gli furono rifiutate radio e tv per i versi “Che bella pansé che tieni, che bella pansé che hai, me la dai? Me la dai? Me la dai la tua pansé?”
Nel 1964 fu censurata Lu primmo amore di Toni Santagata per colpa della parola “corna” e A casa di Irene di Nico Fidenco perché ricordava le case chiuse. Anche Albergo a ore di Herbert Pagani fu censurata a causa dell’eccessivo squallore.
Oscuri sono i motivi della censura di Dio mio no di Battisti: forse perché non è accettabile che l’iniziativa parta da un uomo? O per i versi “La sento mi chiama, la vedo in pigiama, potremo restare soli”?
I versi di Cocciante in Bella Senz’anima “E quando a letto lui ti chiederà di più” furono sostituiti nel 1974 con “E quando un giorno lui ti chiederà di più”.
Il caso di Mina è interessante perché nel 1974 fu censurata per l’esecuzione di una canzone: durante la sigla finale del varietà Mille e una luce mina canta la canzone Ancora ancora e mentre canta i versi del titolo si passa con eccessiva sensualità la lingua sulle labbra. Il regista è costretto a evitare i primi piani e a moltiplicare sul monitor il suo volto per rimpicciolirlo.
Nel 1977 Venditti si vide costretto a sostituire il verso “quella del primo banco che l’ha data a tutti meno che a me” di Compagno di scuola in “filava tutti meno che te”.
Nel prossimo articolo vedremo i casi di censura politica.

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5 commenti:

  1. vorrei che quella censura fosse cosi inflessibile con le ragazzine seminude nelle reti del presidentuccio

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  2. Un caso curioso di censura che mi viene in mente risale alla fine della seconda guerra mondiale: gli americani (che stavano riconquistando la penisola) non volevano dare l'impressione agli italiani appena liberati di operare censura, così non istituirono ufficialmente nessuna commissione incaricata di giudicare cosa si potesse o non si potesse pubblicare, bensì autorizzarono le consegne di carta solo per quei giornali che andavano bene loro (cioè non comunisti, anarchici etc.) lasciandone pochissima o niente agli altri. Questo lo dico per dare un suggerimento a Sovrano, naturalmente.
    La censura in italia non è mai scomparsa, benchè non sia così anacronistica da farsi notare. Segue il corso del Benpensantesimo. Una coscia si può vedere, due tette dipende, un fondoschiena si purchè ci sia un filo tra le chiappe, un cazzo no (cazzo tra l'altro non si può nemmeno scrivere a volte), un gomito si... ho sempre trovato sorprendentemente creativa l'anatomia negativa del pudore, una cosa da far piegare dal ridere le specie cosiddette "inferiori"...

    Alessandro Scalora (live)

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  3. pensa alla sculettante [name please] di sarabanda...la telecamera osserva e fa osservare il suo sedere mentre sale le scale...se osservo con tanta attenzione un sedere nella realtà mi guarderebbero storto, come minimo

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  4. La prima volta che sentii De Gregori dal vivo cantare Alice, rimasi stupito dalla frase: "Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello". Allora ancora non sapevo che a suo tempo il testo era stato censurato dalla commissione censura della RAI con la seguente motivazione: "La canzone va in onda in spazi appositi e in orari anche intorno a mezzogiorno e alla gente non piace sentir parlare di cancro a quell'ora"

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  5. Vorrei ricordare "Tua" di Jula De Pama, censurata per il modo di cantarla "troppo sensuale".

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