domenica 19 luglio 2009

La censura musicale in Italia. La politica.

Dopo aver parlato dei casi di censura in Italia legati alla sfera sessuale passiamo alla politica. Tralasciamo gli anni del fascismo in cui Luis Armstrong veniva tradotto con Luigi Braccioforte e Benny Goodman con Beniamino Buonuomo (e David Bowie sarebbe stato Davide Bove) e in cui tutta la musica americana e quindi il jazz non venivano messi in onda e iniziamo dagli anni Sessanta. L’Italia è diventato ormai un paese democratico ed ha cavalcato il suo boom economico.

Giorgio Gaber con la canzone Il coscritto presentava un giovane fin troppo riluttante a servire la patria perché in paese lo aspettava la ‘morosa. Censura e seguito di polemiche in parlamento.

Nel 1966 avviene la famosa censura politica alla canzone che ha portò al successo Gianni Morandi, C’era un ragazzo che come me amava i Beatle e i Rolling Stones. Ci fu un’interrogazione parlamentare a causa del verso “Mi han detto vai nel Vietnam e spara ai Vietcong” accusato di criticare la politica “estera di un paese amico come gli Stati Uniti”. Ma il verso sostitutivo era forse più incisivo e provocante dell’originale: “Mi han detto vai nel tatatà e spara ai tatatà”, furono sostituite le parole scomode con il verso della mitragliatrice.

Per chi conosce il passato di Demetrio Stratos nei Ribelli sicuramente conoscerà la canzone Pugni Chiusi. Qualcuno sorriderà alla notizia che in realtà il titolo sarebbe dovuto essere Pugno Chiuso, con un orientamento facile da intuire.

Un esempio dell’assurdità della censura dell’epoca: I Giganti furono esclusi dal Cantagiro a causa di una canzone Io e il presidente che con il verso Oggi non sei niente e domani sei Presidente”, esprimeva il concetto, sancito dalla Costituzione, che chiunque può aspirare a quella carica.

Un altro esempio è ai limiti del ridicolo: il 1970 fu l’anno della legge sul divorzio e Franco Franchi fu costretto a modificare i versi “Appena ‘a legge approvano i’ voglio divorzià”. Però il titolo della canzone resto lo stesso ‘O divorzio. Sempre in tema di divorzio il caso di Gigliola Cinquetti oltrepassa di gran lunga il ridicolo: fu bloccato l’Eurofestival perché la sua canzone dal titolo , poteva sembrare un’indicazione di voto.

Nel 1978 tocca a Patti Pravo e a Rino Gaetano: il brano Miss italia conteneva troppi attacchi alla Democrazia Cristiana e Nun te reggae più un elenco troppo offensivo di personaggi politici. In seguito furono aggiunti anche personaggi della tv e della mondanità.

Nel 1980 venne boicottata la canzone di Gaber Io se fossi Dio. Si tratta di un lungo talking blues pieno di invettive ai partiti e ai politici. La che colpisce di più è sicuramente quella su Aldo Moro, ucciso solo due anni prima dalle brigate Rosse: “Io se fossi Dio avrei ancora il coraggio di dire che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana è il responsabile maggiore di trent’anni di cancrena italiana”.

Arriviamo ad anni più vicini a noi: primo maggio 1991, salgono sul palco del mega concerto Elio e le storie Tese e iniziano a suonare Cara ti amo, ma è solo una finta, ben presto inizia un’invettiva contro alcuni scandali politici dell’epoca con tanto di nomi e cognomi. La regia interrompe la diretta con delle interviste.

Nel 2004 il concerto del primo maggio fu mandato in differita invece che in diretta. L’anno precedente, poco dopo l’invasione dell’Iraq, Daniele Silvestri e Meg dei 99 Posse fecero dichiarazioni ostili alla guerra e al governo. Meglio avere un po’ di tempo per riparare a eventuali guai del genere.

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6 commenti:

  1. Sempre interessante scoprire quanto il potere abbia paura delle piccole cose... Aggiungo alla lista "Brennero '66" dei Pooh (non si poteva parlare di terrorismo sudtirolese) e "Una storia disonesta di Stefano Rosso (antiproibizionista).

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  2. Faccio un'aggiunta anch'io, anzi due. La più famosa "Dio è morto" di Francesco Guccini, censurata dalla Rai fu trasmessa da Radio Vaticana, quando si dice essere più realisti del re.
    L'altro caso di censura, fu un caso atipico, nel senso che le pressioni censorie si espressero prima dell'incisione della canzone, e quindi in un certo senso non vide mai la luce la versione censurata. Comunque si trattava di Carlo Martello, il coautore insieme a De Andrè, Paolo Villaggio ebbe e a dichiarare qualche anno fa che il testo:

    "Frustando il cavallo come un ciuco
    tra i glicini e il sambuco il re si dileguò"

    nella prima stesura (mai incisa) era:

    "Frustando il cavallo come un mulo
    con gran faccia di culo il re si dileguò"

    In effetti che c'entrano il glicine ed il sambuco? nulla, molto di più la faccia di culo in verità.

    ciao, silvano.

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  3. tutti esempi dell'assurdità e superficialità della censura...il caso di Guccini è esemplare...i censori avevano probabilmente letto solo il titolo, in vaticano invece tutta la canzone...

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  4. Oltretutto censura ad "interpretazione spicciola", spesso ferma al titolo, senza nessun approfondimento...
    Saluti!

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  5. un paio di anni fa la casa editrice Arcana ha pubblicato la traduzione in italiano di Taboo Tunes un libro interamente dedicato alla censura praticata nei confronti della musica. La lettura è consigliatissima e anche molto divertente andando a toccare brani e canzoni su cui non ti saresti aspettato un intervento delle forbici dei censori. Si va dalla musica del diavolo alle liriche dei rapper, alle idee di Zappa ai finachi di Elvis e non mancano le sorprese italiane ... altri tempi? non credo .. certi vizi non mollano mai..

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  6. si, si tratta di una stupenda lettura, consiglio anche "sparate sul pianista" a cura di Marie Korpe con una prefazione di Dario Fo

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