venerdì 8 maggio 2009

I 500 migliori album di sempre.

Nel Novembre del 2003 è stato pubblicato un numero speciale della famosa rivista musicale “Rolling Stones” dal titolo The 500 Greatest Albums of All Time. Come è facile comprendere dal titolo era stata stilata una classifica dei migliori album mai pubblicati, secondo i voti di 273 tra musicisti, critici e personaggi dell’industria musicale. Ognuno doveva fornire una lista di 50 album. Al primo posto Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Il caso (?) vuole che mentre scrivo questo articolo io stia ascoltando proprio uno di questi album: There's A Riot Goin' On degli Sly & the Family Stone, inserito al 99esimo posto. Di seguito i primi dieci classificati e il link che rimanda all’elenco completo.

 

I primi dieci migliori album di sempre sono (secondo Rolling Stone):

1. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, The Beatles

2. Pet Sounds, The Beach Boys

3. Revolver, The Beatles

4. Highway 61 Revisited, Bob Dylan

5. Rubber Soul, The Beatles

6. What's Going On, Marvin Gaye

7. Exile on Main Street, The Rolling Stones

8. London Calling, The Clash

9. Blonde on Blonde, Bob Dylan

10. The Beatles ("The White Album"), The Beatles

 

Un’altra classifica che si può estrarre è quella dei gruppi con il maggior numero di album in classifica:

11 The Beatles (4 tra i primi 10)

10  Bob Dylan (2 tra i primi 10)

10 The Rolling Stones (1 tra i primi 10)

Bruce Springsteen 

The Who 

Elton John 

David Bowie 

Led Zeppelin 

U2 

Madonna è l’unica artista donna ad avere 4 album inclusi nella lista.

 

Questa lista dei 500 migliori album di sempre non deve essere presa come una sorta di bibbia per i seguenti motivi:

Prima di tutto non vedo perché 273 persone debbano decidere quale sia la migliore musica mai composta.

Come tutte le altre classifiche di “Rolling Stones” essa include quasi solo artisti americani e inglesi. Infatti solo due album sono in una lingua diversa dall’inglese: Trans-Europe Express, della band tedesca Kraftwerk (253esimo posto) e i cubani Buena Vista Social Club (260esimo posto). La prospettiva è decisamente occidentalizzante.

Inoltre solo quattro artiste donne sono presenti tra i primi 100 posti. Una prospettiva decisamente maschilista.

 La lista completa la trovate qui.

Continua a leggere e lascia un commento...

Il nuovo film Star Trek.

Oggi esce nelle sale italiane Star Trek di  J.J. Abrams, regista e sceneggiatore delle serie televisive Lost e Alias e del film Mission: Impossibile 3. Il film fa rivivere sul grande schermo personaggi e ambientazioni che sono diventate un mito per generazioni e generazioni di fan. La saga fantascientifica di Star Trek ha avuto un’ampissima fortuna nel corso della sua storia: sei serie televisive e dieci pellicole cinematografiche (questa del 2009 sarebbe quindi l’undicesima). A partire dalla prima serie del 1966 ideata da Gene Roddenberry, la saga Star Trek  ha avuto un grandissimo successo ed è diventata vera e propria icona pop. Ma è la stessa cosa per il pubblico del XXI secolo?

Liveplayer - webtv gratuita. 170 canali TV e 800 stazioni radio.

La prima cosa da sottolineare è che non si tratta di un sequel, ma di una sorta di ritorno alle origini. Al centro della vicenda sono posti i due personaggi-simbolo di Star Trek, il capitano Kirk e Spock, catturati però nella loro giovinezza, al tempo del loro primo viaggio sull’Enterprise

Il film è indirizzato sia al nuovo pubblico, soprattutto i giovani cresciuti davanti alle serie tv, ma strizza anche l’occhio alle vecchie leve, ai fan più maniacali che sono pronti a sottolineare la minima variazione all’originale. 

Infatti l’operazione è stata quella di trasferire energie dal piccolo al grande schermo: sia per quanto riguarda il regista (Lost e Alias) ma anche per l’uso di attori ancora poco famosi ma che sono apparsi in serie tv. Zachary Quinto per esempio, dalla serie Heroes. Gli spettatori più esigenti, i più fanatici, avranno la gioia di poter vedere l’attore storico della serie, Leonard Nimoy nella parte di un vecchio Spock che viene dal futuro. Inoltre non sono state toccate le tutine colorate e il saluto accompagnato dalla frase “Lunga vita e prosperità”. 

Per alleggerire il tutto è stata poi inserita una buona dose di humor e battute di spirito. L’operazione sembra molto interessante e coraggiosa, ha riscosso un buon successo di critica e il pubblico dovrebbe uscire dalle sale contento. Vedremo. 


Trailer italiano.

Galleria fotografica

Continua a leggere e lascia un commento...

mercoledì 6 maggio 2009

Una canzone per l'Abruzzo cantata da 56 artisti italiani.




Liveplayer - webtv gratuita. 170 canali TV e 800 stazioni radio.

La musica italiana si è mobilitata per l'Abruzzo.
Lo scorso 21 Aprile 56 artisti italiani si sono riuniti per cantare Domani 21/4.09, una canzone a favore delle zone disastrate dal terremoto dell'Abruzzo. Il progetto è stato fortemente voluto da Jovanotti, Giuliano Sangiorgi e Mauro Pagani che contano di vendere un milione di cd e distribuire altrettanti file digitali per raccogliere fondi per l'Abruzzo.
La registrazione è avvenuta presso le Officine Meccaniche, lo studio di registrazione di Mauro Pagani e Domani 21/4.09 sarà in vendita negli store digitali a partire dall'8 Maggio e disponibile su cd (nella sua versione integrale corredata dal videoclip di Ambrogio lo Giudice) nei negozio al prezzo davvero irrisorio di 5 euro.
Speriamo che l'operazione vada a buon fine e che tutti vadano a comprare questo cd e poi che i soldi arrivino dove devono arrivare.

Continua a leggere e lascia un commento...

lunedì 4 maggio 2009

Analisi del film "Nostra Signora dei Turchi" di Carmelo Bene.

In un precedente articolo avevo espresso alcune considerazioni sul film di Carmelo Bene Nostra Signora dei Turchi. Alla base di quell'articolo c'era un saggio che avevo scritto e che ora ho deciso di pubblicare nonostante la sua lunghezza. Credo che per gli amanti di Carmelo Bene e per coloro che hanno visto il film sia un utile strumento per comprendere un'opera abbastanza complessa e di difficile interpretazione. Il titolo del saggio è Lo scontro con il cinema di Carmelo Bene ed è diviso in quattro parti che farò coincidere con quattro post: introduzione, la pellicola dipinta, il rifiuto della trama, rito e dissacrazione.


Lo scontro con il cinema di Carmelo Bene. Prima parte.

Introduzione.


Ma si è sempre al primo film.

Si è sempre al primo verso

si è sempre alla prima battuta.

Si è sempre “prima”,

come mi piace ricordare.

Carmelo Bene

 

 

 

Enrico Ghezzi è stato un grande estimatore dell’opera di Carmelo Bene e in una sua “videocosa” ne parla in questi termini:

 

Il cinema [di Carmelo Bene] fin dall’inizio è sperimentato per quello che non è; neanche come cinema d’avanguardia (come il teatro). Il cinema di Carmelo Bene non si sogna d’avanguardia, non si sogna di volerlo essere, non si sogna di essere più avanti del resto del cinema, non si sogna di essere più artistico, come non è più teatrale; è veramente un cinema invece vicinissimo a risultare l’attacco definitivo al cinema.

 

L’idea che se ne trae è quella di un cinema che non si pone oltre, lontano dal cinema, al contrario: vi si pone nella prossimità di uno scontro.

Anche Mario Masini, direttore della fotografia dei film di Carmelo Bene, parla in termini di scontro: “Oserei dire che Carmelo Bene si è scontrato con il cinema, ha lottato per poterlo dominare e per trasformarlo in un’opera pittorica”.

Lo scontro implica necessariamente una vicinanza e si può affermare che nel caso di Carmelo Bene tale vicinanza ha assunto i caratteri di una irrefrenabile e furiosa passione. Ne parlo in questi termini perché la costanza con cui Carmelo Bene ha scardinato le opere degli autori con cui si è sempre scontrato (Shakespeare e Collodi per fare due esempi), derivano da un profondo e inconfessato amore. Ciò riguarda anche il cinema. I suoi film si distribuiscono in un arco di tempo molto breve e intenso (da Nostra Signora dei Turchi del 1968 a Un Amleto di meno del 1973). Una manciata di anni in cui si è occupato solo di cinema, non di teatro.

Carmelo Bene ha fatto cinema con una incredibile foga espressiva. C’è lo testimonia ancora Mario Masini, a proposito di Nostra Signora dei Turchi:

 

Abbiamo condotto il film […] vivendolo giorno per giorno fisicamente in modo esasperato, perché non dormivamo mai, lavoravamo dal mattino alla sera e dalla sera al mattino per girare le albe, i tramonti, il Sole splendente, i notturni. Poi magari dopo tre o quattro giorni e notti del tutto insonni, crollavamo a dormire per quarantott’ore.

Tutto questo non ha mai avuto un «senso» professionale, è stato improntato solo a una grande passione. 

 

Il risultato di questo scontro è un’opera accolta da alcuni come un capolavoro, da altri come un “nulla popolato da incubi senza nesso” e “con beneficio d’inventario”, come si legge nell’articolo di Gian Luigi Rondi apparso su “Il Tempo” del 22 Marzo del 1969. Nostra Signora dei Turchi si presenta come un’opera che suscita con uguale facilità eccessi di plauso o eccessi di sdegno. Così come avviene del resto per quanto riguarda il personaggio-Carmelo Bene.

 

Non si può parlare di cinema d’avanguardia anche perché lo stesso Carmelo Bene si è sempre tirato fuori da tale categoria, evitando (anche in teatro) di incanalarsi in una qualche corrente. La sua opera è strettamente individuale, difficilmente separabile dalla sua vita pubblica, tanto che ha sempre sostenuto che l’artista non deve comporre opere d’arte, deve esserlo. Di qui la sua tendenza ad ridurre tulle le parti del lavoro a se stesso: Carmelo Bene è autore, attore, regista, scenografo, costumista. In Nostra Signora dei Turchi il gruppo di lavoro è ridotto al minimo indispensabile. Racconta Masini:

 

eravamo lui, io e Zazà Siniscalchi come aiuto di Carmelo. Io portai un assistente il quale dopo una quindicina di giorni ebbe un piccolo esaurimento e se ne andò. Così rimanemmo solo io e Carmelo, con due o tre donne che facevano le attrici e contemporaneamente ci aiutavano, ci seguivano in quella che era la parte amministrativa e tutto il resto, compresa  mia moglie. Il film costò pochissimo, praticamente il costo della pellicola. 

 

Anche i tempi di produzione sono notevolmente ridotti. Il film è stato girato in quaranta giorni, “perché eravamo lontani da Roma e bisognava aspettare per girare, c’erano problemi di materiale e di pellicola” (Carmelo Bene). Poi due settimane di montaggio a cura di Mauro Contini e ventiquattr’ore di doppiaggio e sonorizzazione.

Il risultato secondo le parole di Carmelo Bene è “un melodramma, ma non per il canto degli orecchi, per il canto degli occhi”. 

A questo punto risulta chiaro la direzione che prende il suo cinema: l’uso dell’immagine come una nota musicale e il montaggio come costruzione ritmica di fraseggi sonori per gli occhi.

Un cinema che si avvicina alla musica nella sua indeterminatezza, nel suo trasmettere suggestioni attraverso stimolazioni sensoriali. Secondo Cosetta G. Saba

 

Non si può che stare in "ascolto": il tentativo stesso di "pensare" il cinema di Carmelo Bene mette in una condizione di anomia, di cortocircuito del linguaggio, di bianco, di silenzio. Questa "leggibilità" sbiancata corrisponde al cortocircuito audiovisivo dell’opus di Bene in cui l’ascolto-visto diviene immagine udita ed equivale al massimo del blow up ottico-acustico; è come chiudere gli occhi del tutto sulla visibilità dell’immagine. L’immagine si fa ascolto.

 

È necessario a questo punto analizzare alcuni aspetti essenziali per tracciare le linee di base del lavoro di Carmelo Bene.

Seconda parte. 

Continua a leggere e lascia un commento...

sabato 2 maggio 2009

Si muore per la musica: una cantante pakistana è stata uccisa dai suoi stessi fratelli.

                                           

Il 26 Aprile scorso la cantante pashtu Udas Aiman (o anche Ayman Udaas) è stata uccisa a colpi di pistola. La terribile vicenda è accaduta in Pakistan e scrivo questo articolo sia per dare la notizia (che in Italia ha avuto scarsissima copertura), sia per stimolare una riflessione sulla libertà delle donne in paesi in cui le tradizioni religiose sono talmente radicate da permettere che un fratello uccida la propria sorella. Infatti nel caso di Udas Aiman è accaduto proprio questo. Purtroppo non è la prima volta che si ascoltano fatti del genere.

Aiman Udas era all’apice della sua carriera come cantante di lingua pashtu, ma anche come poetessa. La sua popolarità era notevolmente aumentata dopo un’apparizione in tv di pochi mesi fa e la notizia della sua morte ha shoccato i suoi fan e tutta la comunità artistica pakistana. Secondo suo marito la cantante è stata uccisa dai propri fratelli perché si era sposata per la seconda volta. Ciò non è accettabile per le tradizioni familiari pakistane e i fratelli si sono sentiti talmente feriti nell’onore da dover riparare in un modo così barbaro.

Ovviamente altre motivazioni vanno ricercate proprio nella professione che Aiman Udas aveva intrapreso. La sua carriera di cantante non aveva ovviamente trovato l’approvazione della famiglia che, in accordo con le interpretazioni religiose più conservatrici, non poteva ammettere che una donna cantasse o apparisse in tv. Ora è certo che Aiman Udas non potrà più peccare.

 

Giovani rasati per aver ascoltato musica

Sempre dal Pakistan, notizie recenti parlano di un giovane che insieme ad altri tre amici ha subito l’umiliante rasatura di barba e capelli da parte di militanti talebani, perché stavano ascoltando della musica. Il fatto è accaduto il 25 Aprile a circa 100 chilometri da Islamabad, il giovane ha raccontato ad un reporter la sua triste avventura con le seguenti parole: “Ero in macchina con tre amici, stavamo ascoltando della musica quando dei talebani armati ci hanno fermati e, dopo aver distrutto le cassette e l’autoradio, ci hanno rasato il capo e la barba”.

Fatti del genere ci fanno riflette sul fatto che in alcuni paesi, cantare o semplicemente ascoltare musica non è così facile e normale come accade da noi. C’è bisogno quasi di coraggio per farlo.

Continua a leggere e lascia un commento...