lunedì 17 dicembre 2012

Il comico e la spalla


In moltissimi sketch, in interi spettacoli teatrali o film, la comicità è basata un due attori: il primo è il beniamino del pubblico, fa ridere e ha il monopolio delle battute più comiche, il secondo lo appoggia, lo sostiene, gli offre gli spunti, spesso ponendosi in uno stato di opposizione e di difficile convivenza. Si tratta del comico e della sua spalla.   L’accostamento di questi due poli antitetici, ognuno con precise funzioni e caratteristiche, crea un attrito molto forte che genera una presa sicura sullo spettatore. 
Con questo articolo inauguro una serie di post in cui tratterò in maniera approfondita il rapporto Comico/Spalla.


Sia il comico che la spalla hanno delle caratteristiche molto precise e stabiliscono tra di loro un rapporto di amore/odio dalle numerose varianti, ma con il medesimo principio di base: la spalla rappresenta la norma, il comico l’eccezione. Tra comico e spalla, il secondo rappresenta sempre il modo giusto di pensare e di fare le cose che controbilancia la vocazione all’eccentricità del primo.
Di solito con il termine spalla si indica un ruolo di secondo piano, di poca importanza e che potrebbe fare chiunque. In questa serie di articoli la spalla assume un ruoli di pari valore rispetto al comico perché dalla sua performance dipende l’efficacia delle battute. Inoltre il comico e spalla sono due ruoli ben definiti che dipendono l’uno dall’altro e sarebbe scorretto dare un peso maggiore all’uno o all’altro.

Il comico è l’ultima persona con cui si vorrebbe avere a che fare. Con il comico non si può ragionare, non si riesce a stabilire un rapporto normale, comunicare con lui è impossibile. Il comico è eccentrico, articola il proprio vivere attraverso logiche ferree quanto incomprensibili. Ha la testa dura, non capisce e sostiene sempre di essere lui l’incompreso. Da sciocco, ritiene che tutti gli altri siano sciocchi. La spalla è costretto, suo malgrado, a stargli accanto, a sostenerlo, a seguirlo e soprattutto a starlo a sentire, anche quando non vorrebbe. Gli sketch dei fratelli De Rege terminano sempre con un «Ma basta, ma vai via!» di Guido, la spalla, che pone fine a dialoghi insostenibili che superano la normale capacità di sopportazione.

La spalla è la norma, il comico è l’eccezione.
Il comico è inoltre il furbo, lo scansafatiche, e dietro quel suo atteggiamento da vittima nasconde la sua vera vocazione da carnefice. Un esempio è Totò che tortura, nel vero senso della parola, i vari Peppino De Filippo e Mario Castellani che si trovano a doverlo sostenere, o meglio, sopportare. Ma anche Giorgio De Rege, che pur subendo le arrabbiature di Guido e i suoi vari insulti (il celebre “Vieni avanti, cretino”), risulta essere il vero torturatore che, con calma è con freddure spiazzanti, mette a dura prova la capacità di sopportazione del fratello.
Ciò che accade nel rapporto comico/spalla è singolare: c’è di norma un personaggio che emerge in quanto comanda, è scorbutico, tratta male gli altri, parla più di tutti e in perfetto italiano, rivendica i propri titoli e il proprio potere, ascolta chi vuole parlare ma per sua concessione, insulta, esige rispetto e spesso si arrabbia: è la spalla. Il personaggio che a prima vista sembra essere quello principale e più importante risulta essere nient’altro che la spalla di uno più taciturno, che a mala pena sa parlare, che si comporta in modo strano sovvertendo la realtà e in normali codici di comportamento. È il personaggio che fa ridere, che convoglia su di sé l’attenzione del pubblico e deve catturare lo sguardo dello spettatore come se fosse una calamita. 
Sono tantissimi i casi in cui questo rapporto diventa la struttura fondamentale dello spettacolo comico: il circo con il clown Bianco e l’Augusto, il teatro di varietà con i fratelli De Rege, Totò, Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto, Dean Martin e Jerry Lewis, solo per citarne alcuni.Nei prossimi articoli parleremo un po' di questi casi particolari.

Nel prossimo articolo vedremo in pratica quali sono le funzioni della spalla.

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