sabato 30 maggio 2009

Il sarcofago.

Il sarcofago  (The Sixteen-Millimeter Shrine) è il titolo del quarto episodio della serie tv americana Ai confini della realtà (The Twilight Zone). 

Una attrice che non riesce a rassegnarsi alla sua età avanzata passa le giornate chiusa nella sala di proiezione della sua villa e rivede i suoi vecchi film…

 

SCHEDA:

Sceneggiatura: Rod Serling.

Regia: Mitchell Leisen

Musiche di Franz Waxman.

Prima trasmissione: 23 ottobre 1959.

 

Attori:  Ida Lupino (Barbara Jean Trenton), Martin Balsam (Danny Weiss), Alice Frost (Sally),Tedde Corsia (Marty Sall), Jerome Cowan (Jerry Hearndan), John Clarke (Heardan nel film).

Mitchell Leisen (1898 – 1972) è stato un regista statunitense che iniziò a lavorare come costumista. Lavorò con DeMille, Walsh e Lubitsch. Iniziò a girare film nel 1933 e divenne importante nella direzione delle donne.

Ida Lupino (1918 – 1995) attrice londinese di rilievo ma anche una delle poche registe donna di grande importanza.

 

Martin Balsam (1919 – 1996) attore statunitense formato all’Actors Studio. Tra le sue interpretazioni ricordiamo quella di uno dei giudici popolari in La parola ai giurati di Lumet e il detective Arbogast in Psyco di Hitchcock.

Questo episodio segue una struttura scandita dallo sprofondamento nell’isolamento della protagonista, fino ad arrivare al colpo di scena finale in cui la realtà e il cinema si contaminano con un procedimento molto simile ma inverso a quello presente nel film La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen, a sua volta omaggio a La palla n. 13 di Buster Keaton. Come il precedente episodio (Al Denton nel giorno del giudizio) non è tra i miei preferiti. Ci sono però notevoli invenzioni cinematografiche come la scena che ho riportato nell’immagine di questo post. L’immagine dell’attrice viene doppiata da quella sullo schermo con una compresenza tra passato e futuro e un presagio di ciò che accadrà. Ma ancora non vi ho detto cosa accade…

Trama (attenti! Viene riportata anche la fine dell’episodio!)

 

Barbara Jean Trenton è un’attrice ormai incamminata per il viale del tramonto. Non riesce ad accettare il tempo che passa e a considerare il suo passato di giovane attrice come ormai chiuso. Vive la maggior parte della sua giornata chiusa in una sala da proiezione domestica a rivedere i suoi vecchi film in cui appare giovane e bella. Si trova più a suo agio in quella realtà che nella vita di tutti giorni che gli ricorda giorno dopo giorno la sua età. Il suo atteggiamento desta la preoccupazione del suo agente e amico Danny Weiss che riesce a procurargli un provino credendo che le faccia bene. Ma quando le viene proposto un ruolo da madre lei rifiuta categoricamente ritenendosi molto offesa. È un grande colpo per lei e finisce per richiudersi ancora di più nel suo sarcofago. L’amico sempre più preoccupato le combina un incontro con l’attore che recitava nei suoi vecchi film, Jerry Hearndan. Lei è molto eccitata della notizia ma quando si trova di fronte un uomo che porta sul viso tutti i segni del tempo non accetta quella realtà. Lei credeva di incontrare il bel giovane con cui aveva girato le scene d’amore dei suoi film. La realtà è troppo crudele per lei. Il finale è ovvio: finisce per entrare nello schermo e perdersi (o forse ritrovarsi) nella realtà che tanto le mancava.

 

Appare a questo punto evidente il rapporto con il film di Woody Allen. In quel caso però l’attore usciva dallo schermo. I temi sono evidenti: la difficoltà di abbandonare un passato pieno di glorie e di fama e di accettare il normale scorrere del tempo. La protagonista è un  individuo il cui lavoro era fortemente legato alla sua immagine e il pensiero che quest’ultima debba andare via via verso il deperimento provoca una grande crisi e una pericolosa chiusura in un passato che ormai non è più.

La fuga nello schermo è una liberazione e un atto anarchico contro il naturale scorrere delle cose.

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