giovedì 21 maggio 2009

American Psyco, un libro e un film.

Con questo articolo inauguro una nuova costola di questo blog che riguarderà il rapporto tra cinema e letteratura con l’unica regola di non fare mai l’odiosa e inutile domanda “meglio il libro o il film?”. Cinema e letteratura sono due linguaggi diversi e ognuno deve essere preso nella loro specificità. A quella fastidiosa domanda si risponde il più delle volte “no, il libro è meglio”, un po’ per ignoranza dovuta alla scarsità dell’alfabetizzazione cinematografica, che spinge di solito a giudicare un film proprio per le sue qualità letterarie (il soggetto, la trama, le emozioni che suscita), senza tener conto delle specifiche qualità cinematografiche. 

Un altro motivo è che la letteratura è avvolta da un assurdo alone di cultura alta mentre il cinema è considerato di più scarso livello. La letteratura è cultura, il cinema è divertimento. Quindi in genere sembra un sacrilegio che un film possa essere di maggiore qualità di un libro e se si dovesse scegliere tra il non comprendere un libro e il non comprendere un film si sceglie per la seconda opzione e si preferisce propendere per la letteratura per non essere tacciati di ignoranza.   In effetti capire un film è altrettanto difficile che capire un buon libro. Gli addetti ai lavori riescono a farlo perché attraverso una mutazione genetica del loro apparato sensoriale riescono a raffreddare le emozioni e giudicare un’opera dopo un’analisi con la lente di ingrandimento (gli studiosi e i critici sono un po’ dei mostri in effetti). Quante volte un film bene accolto dalla critica viene stroncato al botteghino? Chi dice la verità? La mente o le “buie viscere”?

Posto quindi che la letteratura e il cinema sono allo stesso livello in quanto sono entrambi mezzi di comunicazione, accingiamoci a compiere il primo passo del nostro percorso liberi da ogni pregiudizio e con l’atto di coraggio di non considerare la letteratura come l’arte per eccellenza.

Per questo primo articolo ho deciso di prendere in considerazione un argomento che in realtà tocca tre aspetti: letteratura, cinema e musica. Si tratta del romanzo American Psyco di Breat Easton Ellis e l’omonimo film di Mary Harron con un monologo sui Genesis (Clicca il link a fine articolo per vedere il video).

Comincio col dire che Breat Easton Ellis è l’autore di un vero e proprio capolavoro Lunar Park, chi non l’ha letto si procuri subito una copia (la rubi in biblioteca) e lo divori in un sol boccone.

Ma anche American Psyco è in un ottimo romanzo. Non c’è una trama ben definita. Si tratta del racconto di un tratto della vita di Patrick Bateman, ventisette anni, un lavoro da 150.000 dollari l’anno a Wall Street, bello, maniaco della cura del corpo e dell’immagine in tutti i sensi. I valori in cui crede sono avere il migliore impianto stereo, il biglietto da visita più chic e i vestiti di maggior gusto. La sua vita è fatta di soldi, sesso e droga. Un’icona degli anni ottanta. Ma sotto questa apparenza di vita patinata, in cui a far da padroni sono i muscoli ben tonici e lucidi, si agitano le atroci perversioni di Patrick Bateman. “Il ragazzo della porta accanto”, così viene presentato, si macchia di incredibili omicidi e di orride torture.

Il film America Psyco è un ottima trasposizione proprio perché attraverso le immagini è riuscito in maniera efficace a esprimere la follia di Patrick Bateman, anche nei momenti della sua vita quotidiana. Durante i dialoghi e i momenti di pace mentale (cioè nei momenti in cui Bateman non si diverte a fresare la laringe di una sua vittima) si agitano comunque nel sottosuolo i germi della follia. Viene espressa al meglio l’idea di una forma di isteria repressa che deve quasi necessariamente esplodere in momenti di inaudita violenza. E ciò non viene narrato ma suggerito con la macchina da presa. Ecco un esempio in cui un medium usa i proprio mezzi e il proprio linguaggio per suggerire un’idea. C’è poi da aggiungere l’ottima interpretazione di Christian Bale.

Per quanto riguarda la musica il film riporta i monologhi sui propri gusti musicali di Patrick Bateman. E qui c’è una grande trovata di Ellis perché questi monologhi riescono meglio di altro a esprimere nel profondo il personaggio di Bateman. In particolare mi riferisco al monologo sui Genesis. E’ noto che la carriera dei Genesis si divide in un’era Gabriel e una Collins. Con Gabriel i Genesis sono un’icona del genere rock progressivo, con melodie e strutture armoniche molto complesse e articolate tipiche del genere. Dopo Gabriel con Collins i Genesis sono diventati un gruppo pop. Bateman favorisce l’era Collins e ciò spiega al meglio il suo carattere. Per capire meglio propongo la visione del brano del film che riporta questo monologo (clicca qui).  

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6 commenti:

  1. Il film non l'ho visto, il libro l'ho letto molti anni fa, quando uscì. La lettura al tempo mi lasciò perplesso perchè lo trovai parecchio diseguale. Alcune parti erano dei capolavori, ricordo le disquisizioni da yuppies sui sapori delle acque minerali, le analisi sulla realtà di plastica che copriva il nulla morale ed esistenziale, ma poi ricordo anche con un po' di angoscia le descrizioni minuziose e reiterate alla nausea delle pazzesche torture...
    Adesso mi hai fatto voglia di andare a rileggerlo, in effetti troppo sfumati i ricordi per dare un giudizio.
    ciao, silvano.

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  2. così come vengono descritto in modo maniacale l'abbigliamento dei personaggi così accade per le torture, è il modo migliore per far venir fuori la reale follia di quella realtà. Non c'è più senso della misura e delle differenze tra i valori, c'è un'estetica nell'abbigliamento e un'estetica nel torturare. Descrivendole con la stessa attenzione vuol dire metterle sullo stesso piano ed è il modo migliore per rendere l'atmosfera di quel mondo.

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  3. I ricordi sfumati concordano con la tua analisi. Però un po' più breve poteva rimanere con quel romanzo. La reiterazione delle azioni è una costante della modernità, dal minimalismo in poi...ma poteva reiterare un po' meno.
    ;)

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  4. però nonostante l'assenza di una trama classica una sorta di direzione si riesce a individuare perchè i delitti sono di volta in volta più cruenti...procede per accumulazione

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  5. Ciao,
    Io invece ho visto il film ma non ho letto il libro. che però conosco a sommi capi..mi ricordo che il progetto fu a lungo nelle mani di Leonardo Di caprio che si ritirò perchè non ritenne utile associare la propria faccia a quella di un criminale psicopatico..Mary Harron ha fatto anche The notorius Betty Page, un altro film attesissimo ma deludente..il film è avvincente nella prima parte, soprattutto nella descrizione dei personaggi e dell'ambiente mentre fallisce completamente quando deve fare i conti con le "deviazioni" di Bateman. Forse ci voleva uno stile meno classico e qualche invezione visiva che supplisse alla censura delle immagini...Bale comunque è un grande Patrick Bateman...

    PS:Grande iniziativa, la seguirò da vicino

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  6. ho letto il libro 5 volte e gli altri di ellis li ho letti 2 volte.è un grande,non pone limiti al disagio provato da bateman(e quindi dallo scrittore) trasformandolo in violenza.nel 2010 uscirà il nuovo libro.

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