venerdì 22 maggio 2009

Le barriere della solitudine.

Le barriere della solitudine (Where is Everybody) è il titolo del primo episodio della serie tv americana Ai confini della realtà (The Twilight Zone): l’episodio è quello in cui il protagonista si trova completamente solo in una città, è infatti l’ultimo uomo rimasto sulla terra, ma naturalmente c’è il colpo di scena finale…

 

SCHEDA:

Sceneggiatura: Rod Serling.

Regia: Robert Stevens.

Musica: Bermard Herrmann.

Prima trasmissione: 2 ottobre 1959.

Prima trasmissione in Italia: 14 gennaio 1971 su RAI 1.

Attori: Earl Holliman (Mike Ferris), James Gregory (il generale) e con John Conwell, Paul Langton, James McCallion, Jay Overholts, Carter Mulavey, Jim Johnson, Gary Walberg.

 

Le barriere della solitudine (Where is Everybody) è, come tutti gli altri episodi, introdotto dalla voce narrante di Rod Serling, ma c’è una minima differenza: inizia dicendo “Esiste una quinta dimensione oltre a quelle conosciute dall’uomo…” mentre in seguito sarà “Oltre le dimensioni che l’uomo conosce ne esiste un’altra”. Sono differenze minime che riporto solo per la cronaca.

La struttura si può dividere in tre parti e il solito epilogo: In un primo momento il protagonista scopre di essere solo, in una seconda parte avviene il suo vagabondare per la città, la terza parte lo porta all’esasperazione e l’epilogo ci svela il mistero.

 

Trama (attenti! Viene riportata anche la fine dell’episodio!)

Il protagonista è Mike Ferris e lo troviamo immerso nel confine della realtà (diciamo nella dimensione dell’ignoto) già all’apertura dell’episodio. Entra infatti in un fastfood e nessuno risponde alle sue chiamate. Quando arriva in città essa è completamente deserta, non c’è anima viva. Ad un certo punto scorge però una donna in un furgone, va per domandarle qualcosa ma scopre che si tratta di un manichino. Dopo aver vagato per la città, in un altro fastfood in cui vendono anche libri si accorge che tutte le copie riportano il titolo The Last Man on Earth. Prosegue il suo vagabondare sempre più disperato fino a giungere in un cinema. Arriva al massimo dell’esasperazione e inizia a gridare “Aiutatemi!, Aiutatemi!”.

Colpo di scena.

Come accade in ogni episodio il colpo di scena finale ci fa scoprire che in realtà Mike Ferris è un aviatore in preda ad un sogno talmente vivido da farlo sembrare reale. Ciò è accaduto a causa della solitudine provocata da un’esercitazione preparatoria per un futuro viaggio sulla Luna. Il protagonista è rimasto due settimane chiuso in uno spazio ristretto fino all’esaurimento.

 

Il tema è quello dell’impossibilità da parte dell’uomo di sopportare la solitudine, l’assenza di suoi simili. Nel corso del sogno ci sono alcuni dettagli che evidenziano la condizione disumana della solitudine: Mike Ferris parla con un manichino, si parla nello specchio e gioca a tris contro se stesso.

Una cosa interessante e che da un tocco straniante è la disseminazione di segni di vita: un sigaro appena acceso, una pentola d’acqua che bolle su un fornello, un telefono che squilla.

La domanda è: l’uomo può sopportare la solitudine? Il suo bisogno di vita sociale può venire meno? Può essere addestrato alla solitudine?

C’è un evidente rapporto con Cast Away.

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