giovedì 25 giugno 2009

L'attrice Farrah Fawcett è morta.

Pochi giorni fa era stata data la notizia che Ryan O’Neil aveva deciso di sposare l’attrice Farrah Fawcett, malata terminale di cancro. Purtroppo ciò non è potuto accadere perché Farrah Fawcett è morta. Erano tre anni che lottava contro un cancro che dal colon si era esteso al fegato. La notizia fa il giro del mondo, come è normale che sia nel caso di un personaggio popolare. La sua storia è stato poi un caso a parte a causa della sua decisione di mettere a nudo la sua lotta contro questa malattia attraverso un documentario, Farrah tory. Notizie più precise e dettagliate le troverete ampliamente in rete. Quello che voglio fare in questo breve spazio e stimolare una riflessione proprio su questa scelta di documentare e rendere pubblica la lotta contro una malattia.

Le critiche che sono state fatte al documentario Farrah’s Story ruotavano intorno ad accuse di sciacallaggio mediatico: in poche parole si contestava il fatto che il mondo dello spettacolo avesse potuto sfruttare la malattia di una star per fare soldi. Io non voglio addentrarmi in questa critica, anche perché non mi sembra il caso di gettare veleno proprio ora che l’attrice è morta. Ma senza dimenticare che quelle critiche non sono del tutto infondate. Diciamo che non voglio farlo in questo articolo.

Voglio partire dall’idea che il documentario Farrah’s Story sia in buona fede e che la sua unica intenzione sia stata quella di far parlare di una malattia, di dare una testimonianza forte e di porre sotto gli occhi di tutti una realtà a cui nessuno vorrebbe pensare. Un gesto nobile e animato dalle migliori intenzioni dunque.

Io però contesto l’utilità di tale operazione.

Cercherò di spiegare il motivo nel modo più breve e chiaro che mi è possibile: la star, il divo, il mito del cinema, della tv, della musica é un personaggio per definizione lontano dalla gente e dalla vita comune. La parola “mito” non è casuale. La sua realtà è lontana da quella dei fan che lo vedono come un leader, una guida, un eroe (nel senso tecnico del termine).

Secondo me mostrare un eroe alle prese con una malattia vuol dire allontanare quell’esperienza dalla vita comune.

Consideriamo invece il fatto che il cancro è una delle cause di morte più comune, che ha una diffusione enorme e che quasi ogni famiglia ha un malato più o meno grave di tumore. Le giornate nei reparti di oncologia sono intense e piene di lavoro. Le liste per chemioterapie e radioterapie sono lunghe. In un day hospital di oncologia ogni giorno decine di pazienti si sottopongono a queste cure.

Secondo me la vera operazione di sensibilizzazione si può fare solo mostrando come la gente comune affronta questa malattia. Entrare nei reparti e vedere che sono facce come le nostre che lottano ogni giorno con questa bestia.

Far capire alla gente che bisogna abbandonare l’idea che ci fa pensare “vuoi che capiti proprio a me?”.

Solo così si può aiutare la gente a capire che forse a un po’ di prevenzione, per quanto possa servire, è il caso di pensarci.

Questa presa di coscienza non avviene guardando un documentario che riguarda una star, perché il confine con la fiction è troppo sottile.

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2 commenti:

  1. Non sono per niente d'accordo con l'autore dell'articolo,riguardante Farrah Fawcett,anzi l'ho trovato umano fino in fondo.. Io ci sono passata e mi sento fortunata!!!.. E' un grande esempio per tutti proprio perchè riconoscendola come personaggio pubblico stimola le persone a non arrendersi mai!!!.. Anche fino alla morte..
    Anch'io avevo un tumore al sigma con 4 metastasi al fegato sparse e 11 linfonodi addominali sentinella colpiti su 12!!!.. Sono qui che posso ringraziare Dio,i miei dottori che mi hanno operata e curata e la mia forza e tenacia per essermi sottoposta a 12 cicli di chemioterapia ad infusione continua 24/24h. per 15 giorni al mese,per intero 1 anno...dal giugno 94 a giugno 95.. Posso solo essere convinta che se uno non si arrende mai,per lo meno vive fino in fondo la sua vita e tante volte ce la fa'a vincere sul cancro!!!..

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  2. il mio articolo è indirizzato in questo senso: invece di curatlo il cancro bisognerebbe prima di tutto cercare di prevenirlo e il modo per farlo c'è. Per esempio il tumore ai polmoni è quello più diffuso tra gli uomini e l'85 per cento dei casi e provocato dal fumo. Già la semplice rinuncia alla sigaretta aiuterebbe moltissimo. Secondo me, invece di mostrare come un divo affronta il cancro bisognerebbe cercare di far capire alla gente che un cancro può venire a chiunque e che tutti noi abbiamo buone probabilità di esserne colpiti, pertanto bisognerebbe cercare di prevenirlo per quanto ci è possibile. Poi ci sono anche i casi in cui non dipende da nessuna delle nostre cattive abitudini ne dà fattori ambientali, ovviamente. Resto dell'idea che uno show televisivo resti tale anche quando parla di qualcosa di così orribile come un tumore. So di cosa parlo.

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