sabato 2 maggio 2009

Si muore per la musica: una cantante pakistana è stata uccisa dai suoi stessi fratelli.

                                           

Il 26 Aprile scorso la cantante pashtu Udas Aiman (o anche Ayman Udaas) è stata uccisa a colpi di pistola. La terribile vicenda è accaduta in Pakistan e scrivo questo articolo sia per dare la notizia (che in Italia ha avuto scarsissima copertura), sia per stimolare una riflessione sulla libertà delle donne in paesi in cui le tradizioni religiose sono talmente radicate da permettere che un fratello uccida la propria sorella. Infatti nel caso di Udas Aiman è accaduto proprio questo. Purtroppo non è la prima volta che si ascoltano fatti del genere.

Aiman Udas era all’apice della sua carriera come cantante di lingua pashtu, ma anche come poetessa. La sua popolarità era notevolmente aumentata dopo un’apparizione in tv di pochi mesi fa e la notizia della sua morte ha shoccato i suoi fan e tutta la comunità artistica pakistana. Secondo suo marito la cantante è stata uccisa dai propri fratelli perché si era sposata per la seconda volta. Ciò non è accettabile per le tradizioni familiari pakistane e i fratelli si sono sentiti talmente feriti nell’onore da dover riparare in un modo così barbaro.

Ovviamente altre motivazioni vanno ricercate proprio nella professione che Aiman Udas aveva intrapreso. La sua carriera di cantante non aveva ovviamente trovato l’approvazione della famiglia che, in accordo con le interpretazioni religiose più conservatrici, non poteva ammettere che una donna cantasse o apparisse in tv. Ora è certo che Aiman Udas non potrà più peccare.

 

Giovani rasati per aver ascoltato musica

Sempre dal Pakistan, notizie recenti parlano di un giovane che insieme ad altri tre amici ha subito l’umiliante rasatura di barba e capelli da parte di militanti talebani, perché stavano ascoltando della musica. Il fatto è accaduto il 25 Aprile a circa 100 chilometri da Islamabad, il giovane ha raccontato ad un reporter la sua triste avventura con le seguenti parole: “Ero in macchina con tre amici, stavamo ascoltando della musica quando dei talebani armati ci hanno fermati e, dopo aver distrutto le cassette e l’autoradio, ci hanno rasato il capo e la barba”.

Fatti del genere ci fanno riflette sul fatto che in alcuni paesi, cantare o semplicemente ascoltare musica non è così facile e normale come accade da noi. C’è bisogno quasi di coraggio per farlo.

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