Dopo l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, negli Stati Uniti è accaduto qualcosa di molto curioso per un paese così liberale.
Il problema della censura musicale è molto serio. In questo nostro occidente democratico sembra essere un qualcosa di lontano, quasi inconcepibile. Quando si parla di violazione dei principali diritti umani, si pensa subito ai regimi militari asiatici, africani o sudamericani. Resta difficile pensare che una qualche forma di censura della libertà di espressione si sia verificata nel paese più democratico del mondo: gli Stati Uniti appunto. Il bel libro a cura di Marie Korpe Sparate sul pianista. La censura musicale oggi (già citato in un altro articolo) contiene un capitolo dal titolo emblematico: La censura musicale negli Stati Uniti dopo l’11 settembre.
Il dato più curioso che vi si legge è l’esistenza di una lista di 150 canzoni che la più grande catena radiofonica americana, Clear Channel, ha fatto pervenire a tutti i programmatori delle emittenti. Era un elenco di titoli che in seguito al terribile attentato terroristico, non era il caso di inserire nelle playlist.
Si leggono titoli come: “This is the End” dei Doors, “I’m on Fire” di Springsteen, “Run Like Hell” dei Pink Floyd…tanto per citarne qualcuna a caso. Tutte le canzoni che contenevano parole come aeroplano, fuoco, cielo, cadere, abbattere e simili non vennero trasmesse.
Il capitolo del libro in questione lo potete trovare QUI. (scaricate il pdf dell'articolo)
Mentre la lista completa delle 150 canzoni l'ho pubblicata QUI.
Consiglio la lettura del libro e la frequentazione del sito Freemuse, un continuo aggiornamento sulle condizioni della libertà di espressione nel mondo.
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