“Organicità” è la parola fondamentale per capire l’essenza del teatro di regia e ciò che lo differenzia dal teatro precedente. Finora ho evitato di usare il termine in attesa di darne una definizione. Negli scorsi articoli ho utilizzato termini analoghi (coerenza, unità) che però non hanno la precisione e la chiarezza di “organicità”. Bisogna considerare questo termine un po’ come il filo rosso che lega tutte le esperienze teatrali della rivoluzione di cui stiamo parlando in questa serie di articoli. Tutti i riformatori del teatro tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento ricercarono in modi diversi di raggiungere l’organicità nei loro spettacoli. Se si comprende a fondo ciò che questo significa si capisce anche che cosa si intende per teatro di regia.
Che cos’è un organismo? E’ un complesso formato da più parti in cui ogni singola parte partecipa al funzionamento del tutto. Ogni parte è responsabile del tutto e se una di esse funziona male ne risente tutto il complesso.
L’organicità è vita.
Il teatro di regia è ossessionato dalla ricerca della vita, non nel senso del naturalismo, ma in quello proprio dell’organicità. Il regista è il garante dell’organicità dello spettacolo e il suo lavoro è quello di fare in modo che ogni parte dello spettacolo (recitazione, scenografia, musica, illuminazione…) partecipi alla creazione di un organismo che vive. Se una sola di queste parti non funziona bene ne risente l’intero spettacolo. Nel teatro dell’Ottocento ogni singola parte era slegata delle arte perché non era monitorata da una singola figura. Ogni attore pensava da sé per il costume, le scenografie non erano pensate per uno spettacolo in particolare e nemmeno la recitazione era studiata per un singolo personaggio. Nel teatro di regia invece ogni singola parte deve inserirsi perfettamente e coerentemente nel complesso formato dalle altre parti. L’attore funziona bene grazie ad una scenografia che funziona bene e così via per tutti gli elementi. Lo spettacolo deve configurarsi come un corpo unico.
Per esempio nella compagnia dei Meiniger le scene di massa erano così ammirate proprio perché erano vive, ed erano vive perché il gruppo di attori era trattato come organismo: ognuno aveva un compito preciso rispetto a sé e agli altri. L’effetto finale dipendeva dal lavoro di ogni attore preso singolarmente. Ma il singolo scompare in virtù dell’unicità di un organismo.
Ma vedremo nei prossimi articoli che questo aspetto sarà importante per tutti gli uomini di teatro di cui faremo conoscenza. La storia della regia teatrale può anche essere intesa come variazioni sul tema dell’organicità. Condividi questo articolo su facebookSe ti è piaciuto l'articolo,iscriviti al feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog! Per maggiori informazioni sui feed, clicca qui! |
Un cambiamento necessario, una giusta rivoluzione. Concordo su tutte le idee che introdussero e volendo spaziare posso affermare che certi aspetti dovrebbero essere più diffusi in genere...
RispondiEliminaAh, vedo delle similitudini fra il periodo pre cambiamenti e il la maggior parte del cinema attuale, ovviamente contestualizzando...
per quanto riguarda la forte dipendenza dal mercato probabilmente si. La grande rivoluzione fu anche questa: il teatro venne visto come luogo per fare arte anche senza un ritorno economico. Tra poco parlerò di Antoine e del suo Theatre Libre, il nome dice tutto.
RispondiEliminaÈ buona cosa il tuo diffondere cultura teatrale.
RispondiEliminaSul teatro di regia ho sempre avuto e tenuto grandi conflitti: il grande regista, il grande attore, o attrice, il grande scenografo, il garnde costumista che alla fine produconi il grande spettacolo, eccetera. Troppi elementi "grandi". E ho paura che non ce ne libereromo mai visto che chi gestisce il teatro (con lo sborsare il denaro) non intende minimamente avvalersi delle condizioni di ricerca e sperimentazioni estreme (d'altra parte se si dessero i soldi ai gruppi di ricerca e di sperimentazione, automaticamente, col benessere, finirebbero e la ricerca e la sperimentazione. È una contraddizione, ma difficilmente ho visto attori con la pancia piena fare ricerca; forse fanno sperimentazioni, magari fini a se stessi). Il teatro di regia è imperio, anche se mascherato da un apparente e quanto mai esasperato idillio estetico tra il genio assoluto e il resto della plebaglia (oligarchia formata da: attori, costumisti, scenografi, tecnici delle luci, operai, ecc). E anche se i componenti del gruppo lavorano sodo alla ricerca del meglio devono poi sottostare alle scelte definitive del regista. Ecco, il teatro di regia, esiste da sempre, come esercizio di potere. Il teatro di regia, prima di confrontarsi con gli esiti esterni (il pubblico) deve saltare i conflitti politici interni, alla fine li salta per il bene del giocattolo (l'opera del regista).
Il teatro, come pulpito più potente che esiste al mondo, ha tutto ciò che serve per determinare e insegnare il bene e il male. E tra il teatro e il pubblico esiste una Quarta Parete (da abbattere).
ce un punto fermo però. il teatro di regia è nato in seno alla sperimentazione e al dilettantismo. Con questo ultimo termine bisogna intendere quei gruppi teatrali che non avevano come unico scopo il profitto. Il fatto di poter prolungare il tempo delle prove o "perdere tempo" nei laboratori (senza l'esigenza di uno spettacolo finale) prevedeva proprio il liberarsi dal mercato.
RispondiEliminaE le prime esperienze furono quasi sovversive, caratterizzate dalla scarsità di mezzi. I nuovi registi o avevano un mecenate o si indebitavano per il teatro.
Il teatro di regia va considerato come un fatto epocale perchè ha cambiato il modo di considerare il teatro. Senza quella rivoluzione i fondi pubblici allo spettacolo non si sarebbero proprio stati.
Il teatro di regia è fondamentalmente la presa di coscienza che il teatro ha bisogno di tempo e non può essere trattato come una catena di montaggio di produzione degli spettacoli.
Poi però è diventato istituzione e si arriva al tuo discorso. Ma il teatro che prende i soldi non è tanto quello di regia: è come se anche adesso ci sia una sorta di teatro dell'Ottocento. Quelli che prendono i soldi sono i teatri con i grandi nomi, le vedette, pieni dei vizi che il teatro di regia ha cercato di combattere.
Il tetro sperimentale, nella sua vocazione di laboratorio di studio e ricerca è fondamentalmente teatro di regia, nel senso più nobile del termine.
Anche Stanislavskij, al di là dei luoghi comuni, fecce molta sperimentazione. Era capace di fermare le prove per giorni su un singolo e minuzioso particolare.
Quello che trovo vergognosissimo e che affronterò in un articolo dedicato è che la grande fetta del FUS (fondo unico per lo spettacolo) vada ai teatri d'opera con i loro biglietti costosissimi. La gente paga con le tasse per spettacoli che non può permettersi. E' democratico tutto ciò?
è veramente interessante tutto questo sito, ed è strano vedere come una persona si prodighi tanto per il teatro, quando nelle compagnie amatoriali si fa così fatica a racimolare qualche spettatore...complimenti!
RispondiEliminae poi è anche molto utile, ci sono cose che integrano anche i miei libri, che pensavo già completi!
davvero grazie
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