I giornali di oggi annunciano il ritrovamento di un ritratto di William Shakespeare che con ottime probabilità pare essere il più vicino alla realtà. Il mistero della immagine del più grande drammaturgo moderno sembra essere quindi svelato una volta per tutte con questa incredibile scoperta. Si tratta infatti dell’unico ritratto eseguito quando Shakespeare era ancora in vita, nel 1610, all’età di 46 anni. Il poeta sarebbe morto sei anni dopo.
Il ritratto in questione appartiene ad una famiglia aristocratica, i Cobbe, ed era custodito nella loro residenza di campagna da tre secoli. Si credeva fosse il ritratto di un poeta contemporaneo di Shakespeare, sir Walter Raleigh, ma la comparazione con i vari ritratti del drammaturgo esposti in una mostra alla National Portrait Gallery di Londra dal titolo “Searching Shakespeare”, ha dimostrato il fatto che questo ritratto sta alla base del cosiddetto Janssen Portrait, opera di un pittore fiammingo del 17esimo secolo. Il ritratto di Janssen risale ad un periodo successivo alla morte di Shakespeare e risulta essere una copia del quadro della famiglia Cobbe.
Le immagini finora conosciute e considerate le più pertinenti erano fondamentalmente tre: l’incisione del frontespizio dell’in-folio del 1623 (la prima edizione completa delle opere di Shakespeare pubblicata da due attori che recitavano nella sua compagnia), il busto del monumento nella Holy Trinity Church di Stratford e il cosiddetto Chandos Portrait.
Quello considerato finora più autentico era quello del frontespizio dell’in-folio. Si tratta di un ritratto piuttosto brutto ad opera dell’incisore Martin Droeshout. Vale la pena ricordare che questa immagine fu autenticata da Ben Jonson con le seguenti parole: “Il ritratto che tu vedi qui, fu intagliato a immagine del vago Shakespeare. E chi l’eseguì ebbe a lottar con la stessa possibilità di natura per raggiungere una figurazione che lo cogliesse al vivo! Ah, s’egli avesse potuto, con la stessa capacità con cui il rame ha saputo cogliere il suo volto, fissare anche il suo spirito! Quel che al suo posto si vedesse inciso supererebbe quanto mai sia stato tramandato in rame! E dal momento che l’incisore non può arrivare a tanto, o lettore, non guardare a questo ritratto, ma al suo libro!”
Il busto della Holy Trinity Church è opera di Gheerart Janssen (da non
confondere con il nome del ritratto citato prima che è Cornelius Janssen). Come l’incisione dell’in-folio la statua rappresenta un volto inumano, appena abbozzato e di incredibile bruttezza.
Un volto più umano è rappresentato nel cosiddetto Chandos Portrait,
attribuito all’attore Burbage, che si dilettava in pittura. E’ comunque improbabile che per questo ritratto posasse la stesso Shakespeare, si tratta piuttosto di un’immagine idealizzata e frutto del ricordo che l’attore aveva del poeta.
E’ importante anche sottolineare l’esistenza del cosiddetto Flower Portrait, considerato un falso a causa del giallo ocra usato e inventato solo nel 1814. Bella scoperta! Bastava metterlo a confronto con l’incisione dell’in-folio per constatare la diretta discendenza.
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uhm..molto interessante..non so se mi aiuterà a rimorchiare le donne ma è molto interessante
RispondiEliminastai tranquillo...funziona alla grande
RispondiEliminaok,allora prendo appunti...
RispondiEliminaps hai commentato un commento pubblicato non il mio....
RispondiEliminaMI è SEMBRATO GIUSTO PUBBLICARE IL TUO CIAO SPERO DI RISENTIRTI CIAO CIAO
RispondiEliminaPS IO SONO DELLA SICILIA