domenica 22 marzo 2009

"The Truman Show", il grande fratello.

The Truman Show è un film molto famoso diretto nel 1998 da Peter Weir e interpretato da Jim Carrey (premiato tra l’altro con un Golden Globe). C’è un piccolo particolare che lo lega a eXistenZ: David Cronenberg rifiutò di dirigere The Truman Show. Questo film affronta il tema che abbiamo seguito a partire da Vanilla Sky, considerando come mondo fittizio una realtà creata ad hoc intorno ad un solo essere umano allo scopo di mettere su un grandissimo show televisivo. Si tratta di una estremizzazione del reality show, del grande fratello.  

Truman Burbank (Jim Carrey) vive su un’isola e conduce una normalissima esistenza. Ha una grande paura del mare, cosa che gli impedisce di andare via. Ma ad un certo punto accadono cose molto insolite che lo porteranno a scoprire una atroce verità: tutta la sua vita, fin dalla nascita è stata seguita da un complesso sistema di telecamere che hanno mostrato al mondo, in diretta, ventiquattr’ore su ventiquattro e sette giorni su sette ogni momento della sua esistenza, da quando ha mosso i primi passi ai suoi primi baci, dalle gioie alle sofferenze, senza alcuna censura.

Per realizzare The Truman Show, tutto un mondo è stato creato, isolato da tutto il resto. Gli abitanti dell’isola sono attori che recitano in funzione di Truman, in un certo senso esistono per quel mondo solo in rapporto alla sua esistenza. Un mondo che si svolge a pezzi, solo dove c’è Truman.

Come è chiaro The Truman Show mostra una prospettiva davvero inquietante del discorso che stiamo facendo. Il mondo fittizio non è più causato da scelte personali come quella di David di aderire alla Life Extension o quella di partecipare ad un videogioco, in The Truman Show c’è l’inganno, la riduzione in schiavitù di un individuo al servizio dello spettacolo.

Ma notate bene che una prospettiva cosi estrema non è poi tanto lontana dalla realtà. Pensate alla spettacolarizzazione che contraddistingue la nostra contemporaneità: tutto ciò che può trasformarsi in share viene filmato e trasmesso, senza alcun pudore o rispetto  per le persone. Vengono intervistati padri che hanno appena perso un figlio, con quei primi piani sugli occhi gonfi di lacrime che io non esito a giudicare immorali. La sofferenza diventa merce e tanto più questa sofferenza è spettacolare meglio è. In Italia si potrebbe dire che questo processo di spettacolarizzazione delle tragedie umane abbia avuto inizio nel giugno del 1981, quando il caso di Alfredino Rampi, caduto in un pozzo largo appena 30 centimetri, ebbe una copertura mediatica senza precedenti. Ora dico una cosa cattiva: chissà se la sua morte abbia fatto aumentare lo share…

Leggi anche:

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"eXsistenZ" di David Cronenberg, realtà o videogame?

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2 commenti:

  1. È quello che penso quando leggo sui giornali notizie sui reality (guardarli, proprio mi rifiuto!). La scena italiana ora va contaminando tutta la società con queste schifezze. Passi per "Forum", che ai suoi inizi era un vero processo, ma ora ne è la pantomima realizzata in un mercato. Ma hai ragione: anche i TG sono reality! I casi di cronaca sono trattati come se fossero il Grande Fratello. I delitti diventano degli spettacoli (Cogne, Erba, Garlasco, Perugia...), i protagonisti giocoforza sono quelli che restano: i famigliari, gli indiziati, i personaggi di contorno - le cugine di Chiara Poggi che hanno ritoccato la foto della ragazza uccisa per comparire in tv sono il caso più eclatante di questo fenomeno vagamente orwelliano. A me dà sempre molto fastidio vedere le interviste ai parenti, quei microfoni messi sotto il mento di una persona che vorrebbe solo chiudersi nel silenzio e nel dolore e deve rispondere banalità a una domanda banale. "Cosa prova?" ma gli hanno ammazzato il figlio, l'hanno stuprata, gli hanno fatto a pezzi il padre. Che cosa deve provare
    ? A me verrebbe voglia che rispondesse al giornalista con un ceffone


    Stiamo cadendo nella dittatura del morboso, del vuoto spacciato come evento, del nulla spettacolarizzato. Ma a me che cosa può interessare dei discorsi di una decina di mentecatti reclusi in una casa? Almeno dalla tragedia di Vermicino è sorta la Protezione Civile, speriamo che da questo nulla nasca un giorno qualcosa di buono.

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  2. c'è una cosa però che mi terrorizza. Faccio una piccola confessione: il mio rifiuto nei confronti della cosiddetta tv spazzatura è soprattutto razionale, mentale. Voglio dire che il mio corpo si butterebbe volentieri davanti alla televisione, e a volte succede. E' grazie alla ragione, alle mie attitudini che rifiuto restare davanti alla tv. E' come se avessero una subdola attrazione, come se avessero trovato la formula per catturare l'uomo direttamente nel suo inconscio. Questi programmi televisivi sono trappole, riescono a stimolare le parti nascoste e ambigue del nostro esistere.

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