venerdì 6 marzo 2009

Se non ci si scandalizza più. A proposito della censura.

In diversi articoli ho trattato più o meno indirettamente il tema della censura, sia parlando di cantautori ribelli come Vladimir Visotsky e Lounes Matoub, sia riguardo lo specifico dell’Afghanistan e del film Accattone di Pier Paolo Pasolini. Vorrei a questo punto spingermi più profondamente in una riflessione che partendo da una considerazione inaspettatamente positiva sulla censura arriva a toccare direttamente il nostro paese.

 

La musica è potente.

Se ogni potere, in ogni momento della storia e in ogni angolo della terra , ha sentito il forte bisogno di porre sotto il proprio controllo o comunque di limitare un comportamento umano come quello musicale, vuol dire che la musica è temuta. Se la musica è temuta vuol dire che ha un’influenza sostanziale nella società e che quindi ha essa stessa un certo potere.  La musica è un grande strumento di aggregazione, separazione, di formazione di identità, è capace di smuovere gli animi, di far pensare e soprattutto… fa ballare. Proprio così. La musica libera il corpo per impadronirsene. Il ritmo è un potere che rende il corpo sfacciatamente ribelle. E’ facile intuire che i comportamenti generati dalla musica non possano essere tollerati dal potere costituito. In poche parole: il fatto che ci sia il bisogno di censurare la musica vuol dire che essa è viva, che sa comunicare e soprattutto che è ascoltata. Questo è il punto fondamentale: la peggior censura non sta nel non poter cantare, ma nel non essere ascoltati. Se ascoltato il silenziò può essere assordante. Per un cantante a volte il non poter cantare ha maggior forza di poterlo fare sempre e ovunque. Vuol dire che non è innocuo. Se un potere sente il bisogno di censurare vuol dire che c’è una parte della popolazione potenzialmente ribelle che è disposta a sentire ciò che un’altra persona realmente ribelle fa o dice. Si rischia il contagio. La società è viva, reattiva, sente il bisogno di cambiamento dello status quo.

 

La dittatura perfetta.

La vera dittatura è quella che non ha bisogno di censurare nessuno semplicemente perché non serve. Ancora non è mai comparsa sulla faccia della terra una dittatura perfetta, si tratta per fortuna ancora di una nefasta utopia. Però immaginate una società in cui la libertà viene usata come mezzo per ubriacare le folle. Essere ubriachi di libertà può voler dire essere schiavi senza saperlo. Secondo me la vera dittatura è quella che riesce a far definitivamente assopire la capacità di scandalizzarsi. Si può fare ciò che si vuole senza creare scandalo. La società è morta. Volgarmente parlando: si beve tutto.

Io vedo positivamente il bigottismo, perché grazie ad esso si crea un attrito tra innovazione e conservazione che fa vivere una società. I ribelli devono avere vita difficile, se no che ribelli sono. La cosa peggiore è fare di tutto per scandalizzare senza ottenere censure, un po’ come Marco Masini che cerca il conflitto con “Vaffancuolo” e “Bella Stronza” e nessuno se ne fa un problema, non perché Marco Masini è libero, ma perché è innocuo.

In Italia.

Senza arrivare a dire che l’Italia si stia avviando verso una censura perfetta (non ho ne i mezzi ne le informazioni per farlo), posso però indicare un argomento di riflessione.

Ciò che osservo così di sfuggita in tv è un progressivo aumento delle volgarità permesse. Al  Grande Fratello eravamo partiti da due che costruiscono castelli con i divani per nascondere le loro copule e siamo arrivati a individui che si informano del reciproco gradimento del “dito in culo”, o ragazze che solleticano con i piedi le pudenda di maschiacci muscolosi. Io non sono un bigotto, e tantomeno mi interessa di ciò che si dicono in tv. Però è interessante osservare come ad un aumento della volgarità diminuisca la capacità di scandalizzarsi.

Traete voi le dovute conclusioni.

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2 commenti:

  1. In Italia il pubblico televisivo si assuefa a tutto. Poi censurano brokeback mountain per un bacio gay

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  2. assuefazione è la parola giusta...si potrebbe anche usare abitudine, che per me è quasi una parolaccia. La tv è un mezzo pericoloso perché subdolo. Io sono convinto che riesca a veicolare messaggi molto precisi anche e soprattutto nei programmi di intrattenimento...non sono sicuro che usare la parola subliminale sia un'esagerazione. Per quanto riguarda brokeback mountain il fatto che il bacio sia stato censurato ha creato molto più scalpore e rilievo alla vicenda ed è un esempio perfetto di ciò che c'è di positivo nella censura.

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